Emil 83



MUSICA E SCETTICISMO

Ho cercato il Dubbio in tutte le arti, non l'ho trovato se non mascherato, furtivo, sfuggito alle pause dell'ispirazione, sorto da un allentamento dello slancio: ma ho rinunciato a cercarlo - anche in questa forma - nella musica; qui non può germogliare: ignorando l'ironia, la musica proviene non già dalle malizie dell'intelletto ma dalla sfumature tenere o veementi dell'Ingenuità - idiozia del sublime, irriflessione dell'infinito... Poiché il motto di spirito non ha equivalente sonoro, definire intelligente un musicista significa denigrarlo. Questo attributo lo sminuisce ed è inammissibile in quella cosmogonia languida in cui egli, come un dio cieco, improvvisa universi. Se il musicista fosse consapevole del proprio dono; ma egli non ne è responsabile; nato nell'oracolo, non è in grado di comprendere se stesso. Spetta agli sterili interpretarlo: egli non è critico, così come Dio non è teologo.
Caso limite di irrealtà e di assoluto, finzione infinitamente reale, menzogna più veritiera del mondo - la musica perde il suo fascino non appena, aridi o malinconici, ci dissociamo dalla Creazione, e lo stesso Bach ci sembra un rumore insulso; essa è il punto estremo della nostra non partecipazione alle cose, della nostra freddezza e della nostra decadenza. Sogghignare in pieno sublime - trionfo sardonico del principio soggettivo, che ci rende simili al Diavolo!
è perduto colui che non ha più lacrime per la musica, che vive soltanto del ricordo di quelle versate: la chiaroveggenza sterile avrà avuto ragione dell'estasi - che un tempo generava mondi...