Emil 29
LO SCRUPOLO DELLA DECENZA
Sotto il pungolo del dolore, la carne si risveglia; materia lucida e lirica, essa canta la propria dissoluzione. Finchè era indistinguibile dalla natura, riposava nell'oblio degli elementi: l'io non si era ancora impadronito di lei. La materia che soffre si emancipa dalla gravitazione, non è più solidale con il resto dell'universo, si isola dal tutto assopito; giacché il dolore, agente di separazione, principio attivo di individuazione, nega le delizie di un destino statistico.
L'essere davvero solo non è quello abbandonato dagli uomini, bensì quello che soffre in mezzo a loro, che si porta dietro il suo deserto nelle fiere e sfoggia i suoi talenti di lebbroso sorridente, di commediante dell'irreparabile. I grandi solitari di una volta erano felici, non conoscevano la duplicità, non avevano nulla da nascondere: si intrattenevano soltanto con la propria solitudine...
Di tutti i legami che ci tengono attaccati alle cose, non ve n'è uno solo che non si allenti e non si spezzi, sotto l'effetto della sofferenza, la quale ci libera da tutto, tranne che dall'ossessione di noi stessi e dalla sensazione di essere irrevocabilmente individui. è la solitudine ipostatizzata in essenza. Come comunicare con gli altri, quindi, se non attraverso l'illusionismo della menzogna? Se non fossimo saltimbanchi, se non avessimo appreso gli artifici di una ciarlataneria sapiente, se insomma fossimo sinceri fino all'impudenza o alla tragedia - i nostri mondi sotterranei vomiterebbero oceani di fiele, e ci faremmo un punto d'onore di scomparirvi dentro: sfuggiremmo così alla sconvenienza di tanto grottesco e di tanto sublime. A un certo grado di infelicità, ogni franchezza diventa indecente. Giobbe si è fermato in tempo: un altro passo, e né Dio né i suoi amici gli avrebbero più risposto.
(Si è "civilizzati" nella misura in cui non si esibisce la propria lebbra e si porta rispetto all'elegante falsità costruita dai secoli. Nessuno ha il diritto di piegarsi sotto il peso delle proprie ore... In ogni uomo si cela una possibilità di apocalisse, eppure ogni uomoo si adopera per livellare i propri abissi. Se ognuno desse via libera alla sua solitudine, Dio dovrebbe ricreare il mondo, la cui esistenza dipende in tutto e per tutto dalla nostra educazione e dalla paura che abbiamo di noi stessi... Il caos significa respingere tutto ciò che si è appreso, significa essere se stessi...)