Emil 50



IL FIORE DELLE IDEE FISSE

Finchè l'uomo è protetto dalla demenza, agisce e prospera; ma quando si libera dalla tirannia feconda delle idee, si perde e si rovina. Comincia ad accettare tutto, ad avvolgere nella sua tolleranza non soltanto gli abusi minori ma anche i crimini e le mostruosità, i vizi e le aberrazioni: tutto ha per lui stesso valore. La sua indulgenza, distruttrice di se stessa, si estende a tutti i colpevoli, alle vittime e ai carnefici; egli è di tutti i partiti, perchè sposa tutte le opinioni; gelatinoso, contaminato dall'infinito, ha perduto il suo "carattere" per mancanza di un punto di riferimento o di un'ossessione. La visione universale fonde le cose nell'indistinto, e colui che le distingue ancora, non essendo né loro amico né loro nemico, porta dentro di sé un cuore di cera che si modella indifferentemente sugli oggetti o sugli esseri. La sua pietà è rivolta all'esistenza, e la sua carità è quella del dubbio, non quella dell'amore; è una carità scettica, postumo della conoscenza, e che scusa ogni anomalia. Ma colui che prende partito, che vive nella follia della decisione e della scelta non è mai caritatevole; incapace di abbracciare tutti i punti di vista, confinato nell'orizzonte dei suoi desideri e dei suoi princìpi, è immerso in una ipnosi del finito. Le creature sbocciano solo voltando le le spalle all'universale... Essere qualcosa - senza condizioni - è sempre una forma di demenza da cui la vita - fiore delle idee fisse -  non si affranca se non per languire.