Emil 49
L'OMBRA FUTURA
Ci è consentito immaginare un tempo in cui avremo superato tutto, anche la musica, anche la poesia, un tempo in cui, detrattori delle nostre tradizioni e dei nostri fervori, giungeremo a sconfessare noi stessi a tal punto che, stanchi di una tomba scontata, attraverseremo i giorni in un sudario liso. Quando un sonetto, il cui rigore innalza il mondo verbale al di sopra di un cosmo superbamente immaginato, quando un sonetto cesserà di essere per noi una tentazione di lacrime, e quando nel mezzo di una sonata i nostri sbadigli trionferanno sull'emozione - allora i cimiteri non ci vorranno più, loro che accolgono solo cadaveri freschi, ancora percorsi da un briciolo di calore e da un ricordo di vita.
Prima della vecchiaia, verrà un tempo in cui, ritrattando i nostri ardori e curvi sotto le palinodie della carne, cammineremo per metà carogne e per metà spettri... Avremo represso - nel timore di complicità con l'illusione - ogni palpito in noi. Per non essere riusciti a disincarnare la nostra vita in un sonetto, ci trascineremo dietro la nostra putredine in brandelli e, per essere andati più lontano della musica o della morte, avanzeremo incespicando, ciechi, verso una funebre immortalità...