Emil 52



L'EQUIVOCO DEL GENIO

Ogni ispirazione deriva da una facoltà di esagerazione: il lirismo - e tutto il mondo della metafora - sarebbe un'eccitazione pietosa senza quella foga che dilata le parole sino a farle scomparire.
Quando gli elementi o le dimensioni del cosmo sembrano troppo ridotti per servire da termini di paragone alla nostra condizione, la poesia - per superare lo stadio di virtualità e di imminenza -  chiede solo un po' di chiarezza nelle emozioni che la prefigurano e la fanno nascere. Non c'è vera ispirazione che non sorga dall'anomalia di un'anima più vasta del mondo... Nell'incendio verbale di uno Shakespeare e di uno Shelley avvertiamo la cenere delle parole, ricaduta e miasma dell'impossibile demiurgia. I vocaboli sconfinano gli uni negli altri, come se nessuno di essi potesse raggiungere l'equivalente della dilatazione interiore; è l'ernia dell'immagine, la rottura trascendente di parole povere, nate dall'uso quotidiano e sollevate miracolosamente alle vette del cuore. Le verità della bellezza si nutrono di esagerazioni che, alla minima analisi, si rivelano mostruose e ridicole. La poesia: vaneggiamento cosmogonico del vocabolario... Si sono mai combinate più efficacemente la ciarlataneria e l'estasi? La menzogna - fonte di lacrime! - e l'impostura del genio e il segreto dell'arte. Inezie dilatate fino al cielo; l'inverosimile, generatore di universi! In ogni genio coesistono un millantatore e un Dio.