Emil 63


OSSESSIONE DELL'ESSENZIALE

Quando ogni interrogativo appare accidentale e periferico, quando lo spirito cerca problemi sempre più vasti, accade che nel suo procedere esso non s'imbatta più in alcun altro oggetto se non nell'ostacolo diffuso del Vuoto. Da quel momento lo slancio filosofico, rivolto esclusivamente all'inaccessibile, si espone al fallimento. Passando in rassegna le cose e i pretesti temporali, esso si impone difficoltà salutari; ma se ricerca un principio sempre più generale, si perde e si annulla nella vaghezza dell'Essenziale.
Prosperano nella filosofia soltanto coloro che si fermano al momento giusto, che accettano la limitazione e l'agio di uno stadio ragionevole dell'inquietudine. Ogni problema, quando lo si svisceri, conduce alla bancarotta e lascia l'intelletto allo scoperto: non più domande, non più risposte in uno spazio senza orizzonte. Gli interrogativi si rivoltano contro chi li ha concepiti: egli diviene loro vittima. Tutto gli è ostile: la propria solitudine, la propria audacia, l'assoluto opaco, gli dèi inverificabili e il nulla palese. Guai a colui che, giunto a un dato momento dell'essenziale, non si arresta! La storia mostra come i pensatori che sono saliti fino in cima alla scala delle domande e che hanno posato il piede sull'ultimo gradino, quello dell'assurdo, non hanno lasciato in eredità ai posteri nient'altro che un esempio di sterilità, mentre i loro confratelli che si sono fermati a metà strada hanno fecondato il corso dello spirito: hanno servito i loro simili, hanno trasmesso loro qualche idolo ben modellato, alcune superstizioni garbate, alcuni errori camuffati da princìpi e un sistema di speranze. Se avessero abbracciato i pericoli di una progressione eccessiva, lo sprezzo degli inganni caritatevoli li avrebbero resi nocivi agli altri e  a se stessi, ed essi avrebbero iscritto il loro nome ai confini dell'universo e del pensiero - indagatori malsani e reprobi infecondi, amatori di vertigini infruttuose, cercatori di sogni che non è lecito fare...
Le idee refrattarie all'Essenziale sono le sole che abbiano presa sugli uomini. Che cosa se ne farebbero essi di una regione del pensiero in cui vacilla perfino colui che aspira a stabilirvisi per inclinazione naturale o per desiderio morboso?
Non si può respirare in un campo estraneo ai dubbi usuali. E se certi spiriti si collocano al di fuori degli interrogativi convenzionali, è segno che un istinto radicato profondamente nella materia o un vizio nato da una malattia cosmica si è impossessato di loro e li ha condotti a un ordine di riflessioni così esigente e così ampio da far sembrare la morte stessa priva di importanza, gli elementi del destino sciocchezze, l'apparato della metafisica utilitario e sospetto. Questa ossessione dell'ultima frontiera, questo progresso nel vuoto portano con sé la forma più pericolosa di sterilità, in confronto alla quale il nulla sembra una promessa di fecondità. Colui che fa il difficile - nel lavoro o nell'avventura - non ha che da trapiantare la propria esigenza del finito sul piano universale per non riuscire più a terminare né la propria opera né la propria vita.
L'angoscia metafisica appartiene alla condizione di un artigiano sommamente scrupoloso il cui unico oggetto sia l'essere. A forza di analisi, egli si trova nell'impossibilità di comporre, di perfezionare una miniatura dell'universo. L'artista che abbandona il suo poema, esasperato dalla povertà delle parole, prefigura lo smarrimento dello spirito che si sente inappagato in tutto ciò che esiste. L'incapacità di allineare gli elementi - privi di senso e di sapore come le parole che li esprimono - porta alla rivelazione del vuoto. è così che il rimatore si ritira nel silenzio o in artifici impenetrabili. Davanti all'universo lo spirito troppo esigente subisce una sconfitta simile a quella di Mallarmé di fronte all'arte. è il panico davanti a un oggetto che non è più oggetto, che non si può più maneggiare, perchè - idealmente - se ne sono superati i confini. Coloro che non restano all'interno della realtà che coltivano, coloro che trascendono il mestiere di esistere, debbono o venire a patti con l'inessenziale, fare marcia indietro e sottomettersi alla farsa eterna, oppure accettare tutte le conseguenze di una condizione separata, la quale è superfetazione o tragedia, a seconda che la si guardi o la si viva.