Emil 76



IL PENSATORE D'OCCASIONE

Vivo nell'attesa dell'Idea; la sento, la intuisco, la delimito, la colgo - e non posso formularla, mi sfugge, ancora non mi appartiene: non l'avrò concepita in mia assenza? E come posso, da imminente e confusa, renderla presente e luminosa nell'agonia intelligibile dell'espressione? Quale stato devo sperare perchè sbocci - e sfiorisca?
Antifilosofo quale sono, aborro qualsiasi idea indifferente: non sono sempre triste, dunque non penso sempre. Quando guardo le idee, mi sembrano ancora più inutili delle cose; perciò ho amato soltanto le elucubrazioni dei grandi malati, le rimuginazioni dell'insonnia, i lampi di un terrore incurabile e i dubbi attraversati da sospiri. La quantità di chiaroscuro contenuta in un'idea è l'unico indice delle sue profondità, così come l'accento disperato della sua gaiezza è l'indice della sua fascinazione. Quante notti bianche nasconde il tuo passato notturno? Questo dovremmo chiedere a ogni pensatore. Colui che pensa quando vuole non ha niente da dirci: essendo al di sopra del suo pensiero - o piuttosto accanto a esso -, non ne è responsabile, non vi è impegnato fino in fondo, non guadagna e non perde nulla ad arrischiarsi in una lotta nella quale non è lui stesso il proprio nemico. Non gli costa niente credere nella Verità. Diverso è il caso di uno spirito per il quale il vero e il falso abbiano smesso di essere superstizioni; distruttore di tutti i criteri, egli si constata, come gli infermi e i poeti; pensa per accidente: la gloria di un malessere o di un delirio gli basta. Un'indigestione non è forse più ricca di idee di quanto non lo sia una sfilza di concetti? Le disfunzioni degli organi determinano la fecondità dello spirito: colui che non sente il proprio corpo non sarà mai in grado di concepire un pensiero vivo; attenderà vanamente la sorpresa vantaggiosa di qualche inconveniente...
Nell'indifferenza affettiva, le idee si delineano; tuttavia nessuna può prenderne forma: spetta alla tristezza offrire il clima favorevole alla loro fioritura.
Hanno bisogno di una certa tonalità, di un certo colore per vibrare e per illuminarsi. Essere a lungo sterili significa spiarle, desiderarle senza poterle compromettere in una formula. Le "stagioni" dello spirito sono condizionate da un ritmo organico; non dipende da "me" essere ingenuo o cinico: le mie verità sono sofismi del mio entusiasmo o della mia tristezza. Esisto, sento e penso a seconda del momento - e mio malgrado. Il Tempo mi costituise; invano mi oppongo a esso - e sono.
Il mio presente non desiderato si svolge, mi svolge; non potendo comandarlo, lo commento; schiavo dei miei pensieri, gioco con loro come un buffone della fatalità...