Emil 114
ESERCIZIO DI INSUBORDINAZIONE
Quanto esecro, O Signore, la turpitudine della tua opera e quelle larve sdolcinate che ti incensano e ti assomigliano! Odiandoti, sono sfuggite alle melensaggini del tuo Regno, alle frottole dei tuoi fantocci. Tu sei l'estintore dei nostri ardori e delle nostre rivolte, il pompiere dei nostri incendi, il preposto ai nostri rimbambimenti. Prima ancora di averti relegato in una formula, ho calpestato i tuoi arcani, disprezzato i tuoi maneggi e tutti quegli artifici che compongono per te una toilette d'Inesplicabile. Mi hai dispensato con larghezza il fiele che la tua misericordia risparmiò ai tuoi schiavi. Poiché non c'è quiete se non all'ombra della tua nullità, al bruto basta rimettersi a te o alle tue contraffazioni per salvarsi. Non so chi compiangere di più, se i tuoi accoliti o me stesso: proveniamo tutti in linea retta dalla tua incompetenza: briciola, bazzecola, bagatella - vocaboli della Creazione, del tuo guazzabuglio...
Di tutto ciò che fu tentato al di qua del nulla, vi è niente che sia più pietoso di questo mondo, se non l'idea che lo ha concepito? Dovunque una cosa respiri vi è un'infermità in più: non c'è palpito che non confermi lo svantaggio di essere; la carne mi sgomenta: questi uomini, queste donne, budellame che brontola per gli spasmi... più nessuna parentela col pianeta: ogni istante non è che un voto nell'urna della mia disperazione.
Che la tua opera cessi o continui, che importa! I tuoi subalterni non potrebbero ultimare ciò che tu hai arrischiato senza genio. Essi tuttavia emergeranno dalla cecità in cui li hai immersi; ma avranno la forza di vendicarsi, e tu di difenderti? Questa razza è arrugginita e tu sei più arrugginito ancora. Volgendomi verso il tuo Nemico, attendo il giorno in cui ruberà il tuo sole per appenderlo a un altro universo.