DIVAGAZIONI IN UN CONVENTO
Non c'è, per l'incredulo, amante dello sperpero e della dispersione, spettacolo più sconcertante di questi rimuginatori d'assoluto...Donde traggono tanta ostinazione nell'inverificabile, tanta attenzione al vago e tanto ardore nel coglierlo?
Davvero non capisco le loro certezze, né la loro serenità. Essi sono felici e io rimprovero loro di esserlo. Se almeno odiassero se stessi! Invece stimano la loro "anima" più dell'universo: questo falso giudizio è all'origine di sacrifici e di rinunce totalmente assurdi. Mentre noi facciamo esperienze senza coerenza né sistema, in balìa del caso e dei nostri umori, essi ne fanno soltanto una, sempre la stessa, di una monotonia e di una profondità che ripugnano. è vero che Dio ne è l'oggetto, ma quale interesse possono ancora trovarvi? Sempre eguale a se stesso, infinito di identica natura, egli non si rinnova; potrei riflettere su di lui incidentalmente, ma riempire di lui le mie ore...!
... Non è ancora giorno. Dalla mia cella sento delle voci, e i ritornelli secolari - offerte a un cielo latino e banale. Poco fa, nella notte, dei passi si precipitavano verso la chiesa. Il mattutino! Tuttavia, anche se Dio in persona assistesse alla propria celebrazione, io non scenderei dal letto con un freddo simile! Ma, ad ogni modo, deve esistere, altrimenti questi sacrifici di creature di carne, che si scrollano di dosso la pigrizia per adorarlo, sarebbero di una tale insania che la ragione non potrebbe sopportarne il pensiero.
Le prove della teologia sono futili a paragone di questo affaticamento che rende perplesso l'incredulo e lo costringe ad attribuire un senso e un'utilità a simili sforzi.
A meno che non si rassegni a una visione estetica di queste insonnie volute, e non scorga nella vanità di queste veglie l'avventura più gigantesca, la ricerca di una Bellezza di nonsenso e di terrore... Lo splendore di una preghiera che non si rivolge a nessuno! Ma qualche cosa deve esserci: quando questo Probabile
si muta in certezza, la felicità non è più una semplice parola, tanto è vero che la sola risposta al nulla si trova nell'illusione. Come hanno acquisito quest'illusione, denominata - sul piano assoluto - grazia? In virtù di quale privilegio sono stati indotti a sperare ciò che nessuna speranza del mondo ci lascia intravedere? Con quale diritto si insediano in un'eternità che ogni cosa ci nega?
Con quale sotterfugio questi possessori - i soli veri possessori che abbia mai incontrato - si sono appropriati il mistero per goderne? Dio appartiene loro: cercare di portarglielo via, sarebbe vano; essi stessi non conoscono il procedimento grazie al quale se ne sono impadroniti. Un bel giorno credettero. Taluno si è convertito per semplice chiamata: credeva senza esserne consapevole; quando lo fu, prese l'abito. Talaltro ha conosciuto tutti i tormenti: cessarono dinanzi a una luce improvvisa. Non si può volere la fede. Come una malattia, essa si insinua in te oppure ti colpisce; nessuno potrebbe averla a comando ed è assurdo augurarsela se non vi si è predestinati. Si è credenti o non lo si è, come si è pazzi o si è normali. Io non posso credere né desiderare di credere: la fede, forma di delirio a cui non sono soggetto... La posizione dell'incredulo è altrettanto impenetrabile di quella del credente. Io mi dedico al piacere di essere deluso: è l'essenza stessa del secolo; al di sopra del Dubbio pongo soltanto il diletto che ne proviene...
E rispondo a tutti questi monaci rosei o clorotici: "è inutile che insistiate. Anch'io ho guardato verso il cielo, ma non ho visto niente. Rinunciate a convincermi: se talvolta ho potuto trovare Dio per deduzione, non lo ho mai trovato nel mio cuore: se anche lo trovassi, non potrei seguirvi sulla vostra via o nelle vostre smorfie, e ancora meno in quei balletti che sono le vostre messe e le vostre compiete. Niente supera le delizie dell'inoperosità, venisse anche la fine del mondo, non lascerei il mio letto a un'ora impossibile: come non potrei mai correre in piena notte a immolare il mio sonno sull'altare dell'Incerto? Anche se la grazia mi obnubilasse e le estasi mi facessero fremere senza tregua, qualche sarcasmo basterebbe a distrarmene. Oh no, davvero, avrei paura di ghignare nelle mie preghiere, e di dannarmi così assai più per la fede che non per l'incredulità. Risparmiatemi uno sforzo ulteriore: in ogni caso le mie spalle sono troppo stanche per sostenere il cielo...".