Emil 112
L'ANIMALE METAFISICO
Magari potessimo cancellare tutto ciò che la Nevrosi ha iscritto nello spirito e nel cuore, tutte le tracce malsane che vi ha lasciato, tutte le ombre impure che l'accompagnano! Ciò che non è superficiale è sudicio. Dio: frutto dell'inquietudine delle nostre viscere e del gorgoglio delle nostre idee...
Soltanto l'aspirazione al Vuoto ci preserva da quell'esercizio di contaminazione che è l'atto di credere. Quale limpidezza nell'Arte dell'apparenza, nell'indifferenza ai nostri fini e ai nostri disastri! Pensare a Dio, tendere a lui, invocarlo o subirlo - moti di un corpo guasto e di uno spirito disfatto! Le epoche nobilmente superficiali - il Rinascimento, il XVIII secolo - si burlarono della religione, ne disprezzarono i rudimentali sollazzi. Ma, ahimè, c'è in noi una tristezza plebea che offusa i nostri fervori e i nostri concetti. Inutilmente sogniamo un universo di merletto; Dio, nato dalle nostre profondità, dalla nostra cancrena, profana questo sogno di bellezza. Siamo animali metafisici per la putrefazione che alberghiamo in noi. Storia del pensiero: parata delle nostre debolezze; vita dello Spirito: sequela delle nostre vertigini. La salute ci abbandona? L'universo ne soffre, e segue la curva della nostra vitalità.
Rimuginare il "perchè" e il "come", risalire di continuo fino alla Causa - e a tutte le cause -, denota un disordine delle funzioni e delle facoltà che termina in "delirio metafisico" - rimbambimento nell'abisso, capitombolo dell'angoscia, laidezza ultima dei misteri...
GENESI DELLA TRISTEZZA
Non c'è insoddisfazione profonda che non sia di natura religiosa: i nostri fallimenti derivano dalla nostra incapacità di concepire il paradiso e di aspirare ad esso, come i nostri malesseri dalla fragilità delle nostre relazioni con l'assoluto. "Sono un animale religioso incompleto, soffro doppiamente tutti i mali" - adagio della Caduta che l'uomo si ripete per consolarsene. Non riuscendovi, ricorre alla morale, deciso a seguirne, a rischio di apparire ridicolo, il consiglio edificante. "Risolviti a non essere più triste" essa gli risponde. Ed egli si sforza di entrare nell'universo del Bene e della Speranza... Ma i suoi sforzi sono inefficaci e contro natura: la tristezza risale fino alla radice della nostra perdita, la tristezza è la poesia del peccato originale...