Emil 119
Che la Storia non abbia alcun senso: ecco una cosa di cui rallegrarci. Ci dovremmo tormentare per una risoluzione felice del divenire, per una festa finale di cui soltanto i nostri sudori e i nostri disastri farebbero le spese? Per qualche idiota futuro, esultante sulle nostre pene, saltellante sulle nostre ceneri? La visione di un compimento paradisiaco supera, nella sua assurdità, i peggiori vaneggiamenti della speranza. Tutto ciò che si potrebbe addurre a scusante del Tempo è che vi si trovano momenti più proficui di altri, accidenti trascurabili in un'intollerabile monotonia di perplessità. L'universo incomincia e finisce con ciascun individuo, si tratti di Shakespeare o di un poveraccio, giacché ciascun individuo vive nell'assoluto il proprio valore o la propria nullità...
In virtù di quale stratagemma ciò che sembra essere si sottrasse al controllo di ciò che non è? Un momento di disattenzione, di debolezza in seno al Nulla: le larve ne approfittarono; una lacuna nella sua vigilanza: ed eccoci qua. E come la vita soppiantò il nulla, così essa fu soppiantata a sua volta dalla storia: in tal modo l'esistenza si avventurò in un ciclo di eresie che minarono l'ortodossia del nulla.