Cioran, "Le Rivelazioni del Dolore"
Negli stati depressivi l'uomo si sente essenzialmente come separato dal mondo, come se formasse insieme a quell'astro una dualità irriducibile. Non è forse qui la fonte di quel senso di solitudine, quella sensazione di gettatezza e di abbandono alla morte? Ma prima di tutto perchè esiste il dolore? Sarebbe assurdo rispondere che gli uomini soffrono per comprendere il mondo, come se la sofferenza giustificasse la sua comparsa, la sua esistenza, in forza del suo potere di disvelamento del mondo. Se il cammino che conduce alla conoscenza è così doloroso, chiunque rinuncerebbe ad esso. Il dolore del mondo esiste a causa del carattere irrazionale, bestiale e demoniaco della vita, questa specie di vortice che divora se stesso nella propria tensione. La sofferenza è una negazione della vita racchiusa nella sua struttura immanente. Nel carattere demoniaco della vita è implicata una tendenza verso la negatività, la distruzione, che ostacola ed esaurisce lo slancio dell'imperialismo vitale. Contrariamente ad altre forme inconsce di autodistruzione della vita, quello che avviene attraverso il dolore è il notevole sviluppo della coscienza, il cui intensificarsi è inseparabile dal fenomeno della sofferenza. Poiché il principio demoniaco le è immanente, la vita annulla radicalmente qualsiasi speranza di purificazione possibile, qualsiasi spiritualizzazione in grado di convertire i suoi orientamenti in direzione di un piano ideale. Se la vita è un'immensa tragedia, lo si deve solo a questa immanenza demoniaca. Coloro che la negano e vivono come inebriati dall'aroma delle visioni paradisiache mostrano di essere organicamente incapaci di avvicinarsi consciamente alle radici della vita o al contrario sembrano essersene distolti per privarsi della prospettiva abissale del dramma. Nel dolore l'uomo passa attraverso i sensi.
(Brano tratto da "Lettere al Culmine della Disperazione")