Emil 17
RINUNCIA
è successo nella sala d'aspetto di un ospedale: una vecchia mi spiegava i suoi malanni ...le controversie degli uomini, i cataclismi della storia: dei nonnulla ai suoi occhi; nello spazio e nella durata non regnava altro che il suo male. "Non posso mangiare, non posso dormire, ho paura, dev'esserci del pus" sciorinava accarezzandosi la mascella con un interesse che non sarebbe stato più grande se da quella fossero dipese le sorti del mondo.Tale eccesso di attenzioni a sé da parte di una donnetta decrepita lì per lì mi lasciò indeciso fra lo spavento e il digusto; poi uscii dall'ospedale prima che arrivasse il mio turno, deciso a rinunciare per sempre ai miei dolori...
"Cinquantanove secondo per ciascuno dei miei minuti" rimuginavo per strada "sono stati dedicati alla sofferenza o... all'idea di sofferenza. Magari avessi avuto la vocazione della pietra! Il "cuore": origine di ogni supplizio...Aspiro all'oggetto, alla benedizione della materia e dell'opacità. Il viavai di un moscerino mi pare un'impresa apocalittica. Si commette peccato a uscire da se stessi...Il vento, follia dell'aria! La musica, follia del silenzio! Capitolando davanti alla vita, il mondo ha mancato nei confronti del nulla...Io mi dimetto dal movimento e dai miei sogni. Assenza! Tu sarai la mia unica gloria...Che il "desiderio" sia depennato per sempre dai dizionari e dagli animi!Arretro dinanzi alla farsa vertiginosa dei domani. E se conservo ancora qualche speranza, ho perduto per sempre la facoltà di sperare."