Emil 37
RITORNO AGLI ELEMENTI
Se dai presocratici in poi la filosofia non avesse fatto alcun progresso non vi sarebbe motivo di dolersene. Stanchi della farragine dei concetti, finiamo con l'accorgerci che la nostra vita continua ad agitarsi negli elementi di cui essi ritenevano che fosse costituito il mondo; che a condizionarci sono la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria; che questa fisica rudimentale rivela lo sfondo delle nostre prove e il principio dei nostri tormenti. Per aver complicato questi pochi dati elementari, abbiamo perduto - affascinati dallo scenario e dall'edificio delle nostre teorie - la capacità di comprendere il Destino, che pure è rimasto immutato dai primi giorni del mondo. La nostra esistenza continua a essere sostanzialmente una lotta contro gli elementi di sempre, lotta per nulla addolcita dal nostro sapere. Gli eroi di ogni tempo non sono meno infelici di quelli di Omero e, se sono diventati personaggi, è perchè hanno perso in ardimento e in grandezza. Come potrebbero i risultati delle scienze mutare la posizione metafisica dell'uomo? E che cosa sono mai i sondaggi della materia, le indicazioni e i frutti dell'analisi a paragone con gli inni vedici e con quelle tristezze degli albori storici che si insinuano nella poesia anonima?
Mentre le decadenze più faconde non ci ragguagliano sull'infelicità più di quanto non facciano i balbettii di un pastore, e mentre in definitiva c'è più saggezza nel ghigno di un idiota che nella ricerca dei laboratori (non è una follia inseguire la verità per le vie del tempo - o nei libri?), Lao-tzu, che leggeva pochissimo, non è più ingenuo di noi che abbiamo letto tutto. La profondità è indipendente dal sapere. Noi trasferiamo su altri piani le rivelazioni dei tempi passati, oppure sfruttiamo intuizioni originali attraverso le ultime acquisizioni del pensiero.
Così, Hegel è un Eraclito che ha letto Kant; e la nostra Noia, un eleatismo affettivo, la finzione della diversità smascherata e rivelata al cuore.