Emil 42
AFFATICAMENTO DA SOGNI
Se potessimo conservare l'energia che prodighiamo nel susseguirsi dei sogni fatti nottetempo, la profondità e la sottigliezza dello spirito raggiungerebbero proporzioni insospettabili. L'impalcatura di un incubo esige un dispendio nervoso più estenuante della costruzione teorica molto articolata. Com'è possibile, al risveglio, rimettersi ad allineare idee quando, nell'incoscienza, eravamo coinvolti in spettacoli grotteschi e meravigliosi, e viaggiavamo attraverso le sfere senza l'intralcio dell'impoetica Causalità?
Per ore siamo stati simili a dèi ebbri - e d'un tratto, una volta che gli occhi aperti hanno soppresso l'infinito notturno, dobbiamo tornare a rimuginare, nella mediocrità del giorno, i soliti problemi incolori, senza che nessuno dei fantasmi della notte ci aiuti. L'incantesimo glorioso e nefasto è dunque stato vano; il sonno ci ha esauriti inutilmente. Al risveglio, un altro tipo di prostrazione ci attende; abbiamo avuto appena il tempo di dimenticare quella della sera, ed eccoci alle prese con quella dell'alba. Abbiamo penato ore e ore nell'immobilità orizzontale senza che il cervello approfittasse minimamente della sua assurda attività. Un imbecille che non fosse vittima di questo sperpero, che accumulasse tutte le sue risorse senza dissiparle nei sogni, potrebbe, disponendo di una veglia ideale, scoprire tutte le pieghe più riposte delle menzogne metafisiche o familiarizzarsi con le più inestricabili difficoltà matematiche. Dopo ogni notte siamo più vuoti: i nostri misteri, come i nostri affanni, sono defluiti nei sogni. Sicché il travaglio del sonno non diminuisce soltanto la forza del nostro pensiero ma anche quella dei nostri segreti...