Emil 54
IL DEMONIO
è lì, nel braciere di sangue, nell'amarezza di ogni cellula, nel fremito dei nervi, in quelle preghiere alla rovescia esalanti odio, dovunque egli fa dell'orrore il proprio benessere. Dovrei forse lasciare che scalzi le mie ore, quando potrei, complice scrupoloso della mia distruzione, rigettare le mie speranze e rinunciare a me stesso? Locatario assassino, egli divide con me il letto, gli oblii e le veglie; per perderlo, occorre che io stesso mi perda. E quando non si ha che un solo corpo e una sola anima, l'uno troppo pesante e l'altra troppo oscura, com'è possibile portare altro peso e altre tenebre?
Come è possibile tirare avanti in un tempo buio? Sogno un minuto dorato, fuori del divenire, un minuto assolato, che trascenda il tormento degli organi e la melodia della loro decomposizione.
Udire il pianto di agonia e di gioia del Male che si attorciglia nei tuoi pensieri - e non strozzare l'intruso? Ma se lo colpisci, sarà soltanto per un'inutile compiacenza verso te stesso. Egli è ormai il tuo pseudonimo, non puoi fargli violenza impunemente. Perchè tergiversare all'avvicinarsi dell'ultimo atto? Perchè non prendertela con il tuo stesso nome?
(Sarebbe del tutto sbagliato credere che la "rivelazione" demoniaca sia una presenza inseparabile della nostra durata; eppure, quando si impossessa di noi, non possiamo immaginare quanti istanti sbiaditi abbiamo vissuto prima. Invocare il Diavolo equivale a colorire con un residuo di teologia un'eccitazione equivoca, che la nostra fierezza si rifiuta di accettare come tale. Ma chi mai non conosce il terrore che ci afferra di fronte al Principe delle Tenebre? Il nostro orgoglio ha bisogno di un nome, di un nome altisonante per battezzare un'angoscia che sarebbe miserevole se provenisse soltanto dalla fisiologia. La spiegazione tradizionale ci sembra più allettante; un residuo di metafisica si addice allo spirito...
E così - per velare il nostro male troppo immediato - ricorriamo a entità eleganti, ancorché desuete. Come ammettere che le nostre vertigini più misteriose derivino soltanto da turbe nervose, quando ci basta pensare al Demonio che è in noi o fuori di noi per rialzare subito il capo? è dai nostri antenati che ci viene questa propensione a oggettivare i nostri mali intimi; la mitologia ha impregnato il nostro sangue e la letteratura ha alimentato in noi il gusto degli effetti...)