Emil 58
SNEBBIAMENTO
Le non misteriose preoccupazioni degli esseri si profilano con la stessa chiarezza dei contorni di questa pagina... Che cosa iscrivervi se non il disgusto delle generazioni che si concatenano come proposizioni nella sterile fatalità di un sillogismo?
L'avventura umana avrà sicuramente un termine, che si può immaginare senza esserne contemporanei. Quando in se stessi si è consumato il divorzio della storia, diventa del tutto superfluo assistere alla sua fine.Basta guardare l'uomo in faccia per distaccarsene e non rimpiangere più le sue frodi. Millenni di sofferenze, tali da intenerire le pietre, non hanno fatto che rendere insensibile questa efemera d'acciaio, agitata da una follia insulsa, da una volontà di esistere inafferabile e impudica insieme. Quando si avverte che nessun motivo umano è compatibile con l'infinito, e che nessun gesto è degno di essere anche semplicemente abbozzato, il cuore, con i suoi battiti, non può più nascondere la sua vacuità. Gli uomini si confondono in una sorte uniforme e vana come, per un occhio indifferente, gli astri - o le croci di un cimitero militare. Di tutti gli scopi offerti all'esistenza, quale, sottoposto ad analisi, sfugge alla farsa o all'obitorio? Quale non rivela che siamo futili o sinistri? E c'è un solo sortilegio che possa ingannarci ancora?
(Quando si è banditi dalle norme visibili, si diventa come il Diavolo, metafisicamente illegali; si è usciti dall'ordine del mondo: non trovandovi più posto, lo si guarda senza riconoscerlo; lo stupore si regolarizza in riflesso, mentre lo sbigottimento lamentoso, mancando di oggetto, è per sempre inchiodato al Vuoto. Si subiscono sensazioni che non corrispondono più alle cose perchè niente le stimola più; si supera così perfino il sogno dell'Angelo della Malinconia, e si rimpiange che Dürer non abbia sospirato per occhi ancor più lontani...
Quando tutto, anche la versione più nobile, sembra troppo concreto, troppo esistente, e si vagheggia un Indefinito che non appartenga né alla vita né alla morte, quando ogni contatto con l'essere è uno stupro per l'anima, questa si esclude dalla giurisdizione universale e, non avendo più conti da rendere né leggi da trasgredire, rivaleggia - in tristezza - con l'onnipotenza divina).