Emil 59
ITINERARIO DELL'ODIO
Io non odio nessuno - ma l'odio rende nero il mio sangue e brucia questa pella che gli anni non sono riusciti a scurire. Come domare, con giudizi teneri o rigorosi, una tristezza laida e un grido scorticato?
Ho voluto amare la terra e il cielo, le loro gesta e i loro ardori - e non vi ho trovato nulla che non mi ricordasse la morte: fiori, astri, volti -, simboli di avvizzimento, lapidi virtuali di tutte le tombe possibili! Ciò che nella vita si crea, e che la nobilita, è avviato verso una fine macabra o insignificante. L'effervescenza dei cuori ha provocato disastri che nessun demonio avrebbe osato concepire. Se vedete uno spirito infiammato, siate pur certi che finirete con l'esserne vittime. Coloro che credono nella propria verità - i soli di cui la memoria degli uomini serbi traccia - lasciano dietro di sé la terra disseminata di cadaveri. Le religioni contano nel loro bilancio più delitti di quanti ne abbiano al loro attivo le tirannie più sanguinarie, e coloro che l'umanità ha divinizzato superano di gran lunga gli assassini più coscienziosi nella loro sete di sangue.
Colui che propone una fede nuova è perseguitato in attesa di diventare a sua volta persecutore: le verità cominciano da un conflitto con la polizia e finiscono col farsi sostenere da essa; giacché ogni assurdità per cui si sia sofferto degenera in legalità, così come ogni martirio approda ai paragrafi del codice, allo squallore del calendario o alla toponomastica. In questo mondo, il cielo stesso diventa autorità; e si sono visti periodi che vissero unicamente per esso, medioevi più prodighi di guerre di quanto lo siano state le epoche più dissolute, crociate bestiali, falsamente verniciate di sublime, di fronte alle quali le invasioni degli unni sembrano scapestrataggini di orde decadenti.
Le gesta immacolate si degradano a impresa pubblica; la consacrazione offusca il nimbo più aereo. Un angelo protetto da un gendarme - è così che muoiono le verità e si spengono gli entusiasmi. Basta che una rivolta trionfi e crei seguaci, che una rivelazione si propaghi e una istituzione la confischi, perchè i brividi un tempo solitari - toccati in sorte a qualche neofita sognatore - s'infanghino in un'esistenza prostituita. Mi si indichi quaggiù una sola cosa che sia cominciata bene e non sia finita male. I palpiti più fieri si inabissano in una fogna, dove cessano di battere, come giunti al loro termine naturale: questo decadimento costituisce il dramma del cuore e il senso negativo della storia. Ogni "ideale" alimentato, agli inizi, dal sangue dei suoi proseliti, si usura e svanisce quando viene adottato dalla folla. Ecco l'acquasantiera tramutata in sputacchiera: è il ritmo ineluttabile del "progresso"...
In simili condizioni, su chi riversare il proprio odio? Nessuno è responsabile di essere, e ancora meno di essere quel che è. Colpito da esistenza, ognuno subisce come una bestia le conseguenze che ne derivano. è così che, in un mondo dove tutto è odioso, l'odio diventa più grande del mondo e, per aver superato il proprio oggetto, si annulla.
(Non sono le stanchezze sospette, né le turbe specifiche degli organi a rivelarci il grado più basso della nostra vitalità; e neanche le nostre perplessità o le variazioni del termometro; eppure ci basta provare questi accessi di odio o di pietà senza motivo, queste febbri non misurabili, per comprendere che il nostro equilibrio è in pericolo. Odiare tutto e se stessi in uno scatenarsi di rabbia cannibalesca; aver pietà di tutti e impietosirsi su se stessi - moti in apparenza contraddittori ma originariamente identici; giacché non si può esser mossi a pietà se non da ciò che si vorrebbe far scomparire, da ciò che non merita di esistere. E in tali convulsioni, colui che le subisce e l'universo a cui sono indirizzate non sfuggiranno alla stessa furia distruttrice e commossa. Quando improvvisamente si è presi dalla compassione senza sapere per chi, vuol dire che una prostrazione degli organi presagisce un cedimento pericoloso; e quando questa compassione vaga e universale viene rivolta a se stessi, si è nella condizione dell'ultimo degli uomini.Proprio da un'immensa debolezza fisica deriva quella solidarietà negativa che, nell'odio o nella pietà, ci lega alle cose. Questi due accessi, simultanei o consecutivi, non sono tanto sintomi incerti quanto segni precisi di una vitalità in declino, e che tutto irrita - dall'esistenza indistinta fino alla nitidezza della nostra persona. Eppure non dobbiamo ingannarci: questi accessi sono i più lampanti e i più smodati, ma niente affatto gli unici: sia pure in gradi diversi, tutto è patologia, al di fuori dell'Indifferenza).