Emil 69
L'AVVENTO DELLA COSCIENZA
Quanto hanno dovuto indebolirsi i nostri istinti, e quanto il loro funzionamento ha dovuto allentarsi, prima che la coscienza estendesse il controllo su tutti i nostri atti e i nostri pensieri! La prima reazione naturale raffrenata provocò tutti i rinvii dell'attività vitale, tutti i nostri fallimenti nell'immediato. L'uomo - bestia dai desideri ritardati - è un nulla lucido che ingloba tutto e non è inglobato da niente, che sorveglia tutti gli oggetti e non dispone di nessuno di essi.
Paragonati alla comparsa della coscienza, gli altri avvenimenti sono di poca o nessuna importanza. Ma tale comparsa, in contrasto con i dati della vita, costituisce un'irruzione pericolosa dentro al mondo animato, uno scandalo nella biologia. Niente la lasciava prevedere: l'automatismo naturale non suggeriva l'eventualità di un animale capace di lanciarsi oltre la materia. Il gorilla che perde i peli e li sostituisce con gli ideali, il gorilla in guanti, fabbricatore di dèi, che accentua le sue smorfie e adora il cielo: quanto deve aver sofferto la natura, e quanto soffrirà ancora, davanti a una simile caduta! Il fatto è che la coscienza porta lontano e permette qualsiasi cosa. Per l'animale, la vita è un assoluto; per l'uomo, è un assoluto e un pretesto. Nell'evoluzione dell'universo, non c'è fenomeno più importante di questa possibilità a noi riservata di convertire tutti gli oggetti in pretesti, di scherzare con le nostre imprese quotidiane, e con le nostre mete ultime, di mettere sullo stesso piano, grazie alla divinità del capriccio, un dio e una scopa.
E l'uomo non si sbarazzerà dei suoi antenati - e della natura - se non quando avrà liquidato in lui tutte le vestigia dell'Incondizionato, quando la sua vita e quella degli altri gli sembreranno un semplice teatro di burattini i cui fili egli tirerà per ridere, in un divertimento da fine dei tempi. Allora sarà l'essere puro. La coscienza avrà svolto il suo ruolo...