Emil 70

L'ARROGANZA DELLA PREGHIERA

Quando si giunge al limite del monologo, ai confini della solitudine, si inventa - in mancanza di altri interlocutori - Dio, supremo pretesto di dialogo. Finché Lo nominate, la vostra demenza è ben mascherata e... tutto vi è permesso. Il vero credente si distingue a malapena dal folle: ma la sua follia è legale, è ammessa; se le sue aberrazioni fossero scevre di qualsiasi fede egli finirebbe in un manicomio. Ma Dio le copre, le rende legittime. L'orgoglio di un conquistatore impallidisce di fronte all'ostentazione di un devoto che si rivolge al Creatore. Come si può ardire tanto? E com'è possibile che la modestia sia una virtù dei templi, quando una vecchia decrepita, che crede l'Infinito alla sua portata, s'innalza con la preghiera a livelli di audacia cui nessun tiranno ha mai osato aspirare?  
Sacrificherei l'impero del mondo per un solo istante in cui le mie mani giunte implorassero il grande Responsabile dei nostri enigmi e delle nostre banalità. Eppure questo istante costituisce la qualità ordinaria - e una sorta di tempo ufficiale - di qualsiasi credente. Ma chi è veramente modesto ripete a se stesso: "Troppo umile per pregare, troppo inerte per varcare la soglia di una chiesa, io mi rassegno alla mia oscurità, e non voglio una capitolazione di Dio davanti alle mie preghiere". E a coloro che gli propongono l'immortalità, risponde: "Il mio orgoglio non è inesauribile: le sue risorse sono limitate. Voi credete di vincere, in nome della fede, il vostro io; in realtà, desiderate perpetuarlo nell'eternità, perchè questa durata non vi basta. La vostra superbia supera in raffinatezza tutte le ambizioni del secolo. Quale sogno di gloria, paragonato al vostro, non si rivela inganno e fumo? La vostra fede è semplicemente delirio di grandezza tollerato dalla comunità perchè imbocca vie traverse; ma voi siete ossessionati unicamente dalla vostra polvere: avidi di intemporale, perseguitate il tempo che la disperde. Soltanto l'aldilà offre spazio sufficiente alle vostre brame; la terra e i suoi istanti vi sembrano troppo effimeri. La megalomania dei conventi supera tutto quanto abbiano mai potuto immaginare i deliri sontuosi dei palazzi. Chiunque non accetti la propria nullità è un malato di mente. E il credente è il meno disposto di tutti ad accettarla. La volontà di durare, spinta fino a questo punto, mi spaventa. Mi sottraggo alla seduzione malsana di un io indefinito. Voglio sguazzare nella mia mortalità. Voglio restare normale."

(Signore, datemi la facoltà di non pregare mai, risparmiatemi l'insania di qualsiasi adorazione, allontanate da me quella tentazione d'amore che mi consegnerebbe per sempre a voi. Possa stendersi il vuoto fra il mio cuore e il cielo! Non auspico affatto che i miei deserti siano popolati dalla vostra presenza, le mie notti tiranneggiate dalla vostra luce, le mie Siberie fuse sotto il vostro sole. Più solo di voi, voglio che le mie mani siano pure, al contrario delle vostre che si lordarono per sempre impastando la terra e immischiandosi nelle cose del mondo. Alla vostra insulsa onnipotenza non chiedo altro che il rispetto della mia solitudine e dei miei tormenti. Non so che farmene delle vostre parole; e temo la follia che me le farebbe udire. Dispensatemi il miracoloso raccoglimento che precedette il primo istante, la pace che non poteste tollerare e che vi incitò a praticare una breccia nel nulla per aprirvi questa fiera dei tempi, e per condannarmi così all'universo - all'umiliazione e alla vergogna di essere).