Emil 100



Poiché l'esistenza dell'uomo è l'avventura più considerevole e più strana che la natura abbia mai conosciuto, è inevitabile che sia anche la più breve; la sua fine è prevedibile e auspicabile: rinviarla indefinitamente sarebbe un'indecenza. Una volta accettati i rischi della sua eccezionalità, l'animale paradossale giocherà ancora per secoli, se non per millenni, la sua ultima carta. Dobbiamo lamentarcene? è evidente che non eguaglierà mai più le sue glorie passate: niente lascia presagire che le sue possibilità susciteranno un giorno un rivale di Bach o di Shakespeare. La Decadenza si manifesta in primo luogo nelle arti: la "civiltà" sopravvive per un certo tempo alla loro decomposizione. Così sarà dell'uomo: continuerà le sue prodezze, ma le sue risorse spirituale saranno inaridite, come pure la sua freschezza d'ispirazione. La sete di potenza e di dominio ha troppo presa sulla sua anima: quando sarà padrone di tutto, non lo sarà più della propria fine.
Non possedendo ancora tutti i mezzi per distruggere e distruggersi, non perirà subito; ma è indubbio che si fabbricherà un mezzo di annientamento totale prima di scoprire una panacea, la quale peraltro non sembra rientrare nelle possibilità della natura. Si annienterà in quanto creatore: dobbiamo concludere che tutti gli uomini spariranno dalla terra? Non bisogna essere tanto ottimisti. Una buona parte, i sopravvissuti, continueranno a trascinarvisi, razza di sottouomini, scrocconi dell'apocalisse...