Emil 91



Dal dialogo non è mai uscito niente di monumentale, di esplosivo, di "grande". Se l'umanità non si fosse divertita a discutere le proprie forze non avrebbe superato la visione e i modelli di Omero. Ma la dialettica, devastando la spontaneità dei riflessi e la freschezza dei miti, ha ridotto l'eroe a un esemplare vacillante. Gli Achille di oggi hanno ben più  di un tallone da temere... La vulnerabilità, un tempo parziale e senza conseguenze, è diventata il privilegio maledetto, l'essenza di ogni essere umano. La coscienza è penetrata ovunque, e si è insediata fin dentro il midollo; perciò l'uomo non vive più nell'esistenza, ma nella teoria dell'esistenza...
Colui che, lucido, si comprende, si spiega, si giustifica, e domina i propri atti, non farà mai un gesto memorabile. La psicologia è la tomba dell'eroe. Alcuni millenni di religione e di ragionamento hanno indebolito i muscoli, la decisione e l'impulso all'avventura. Come non disprezzare le imprese della gloria? Ogni atto al quale non presieda la luminosa maledizione dello spirito rappresenta un avanzo di stupidità ancestrale. Le ideologie furono inventate solo per dare lustro al fondo di barbarie che si mantiene attraverso i secoli, per coprire le inclinazioni omicide comuni a tutti gli uomini. Oggi si uccide in nome di qualcosa; non si osa più farlo spontaneamente, al punto che i boia stessi devono invocare delle motivazioni e, dato che l'eroismo è diventato desueto, colui che ne prova la tentazione più che consumare un sacrificio risolve un problema. L'astrazione si è insinuata nella vita e nella morte; i "complessi" si impadroniscono dei piccoli e dei grandi. Dall'Iliade alla psicopatologia: in questa formula c'è tutta la strada percorsa dall'uomo...