Emil 93
Come mi è caro quel filosofo di Alessandria di nome Olimpio che, sentendo una voce cantare l'Alleluia nel serapeo, andò esule per sempre! Era verso la fine del IV secolo: la lugubre stoltezza della Croce proiettava già le sue ombre sullo Spirito.
Più o meno a quell'epoca, un grammatico, Pallada, poteva scrivere:
"Noi greci non siamo più altro che cenere. Le nostre speranze sono sottoterra, come quelle dei morti". E ciò vale per tutte le menti di quel tempo.
Invano i Celso, i Porfirio, i Giuliano l'Apostata si ostinano ad arrestare l'invasione di quel nebuloso sublime che trabocca dalle catacombe: gli apostoli hanno lasciato le loro stigmate nelle anime e moltiplicato le devastazioni nelle città.
L'èra della grande Laidezza incomincia: un'isteria senza qualità si estende sul mondo. San Paolo - il più notevole agente elettorale di tutti i tempi - ha fatto i suoi giri, infestando con le proprie epistole la limpidezza del crepuscolo antico. Un epilettico che trionfa su cinque secoli di filosofia!
La Ragione confiscata dai Padri della Chiesa!
E se cerco la data più mortificante per l'orgoglio dello spirito, se scorro l'inventario delle intolleranze, non trovo niente di paragonabile a quell'anno 529 in cui, per ordine di Giustiniano, fu chiusa la scuola di Atene. Soppresso ufficialmente il diritto alla decadenza, credere diventa un obbligo... è il momento più doloroso della Storia del Dubbio.