Emil 95



L'alessandrinismo è un periodo di dotte negazioni, uno stile dell'inutilità e del rifiuto, una passeggiata di erudizione e di sarcasmo attraverso la confusione dei valori e delle fedi. Il suo spazio ideale si troverebbe nell'intersezione tra l'Ellade e la Parigi di un tempo, nel punto d'incontro tra l'agorà e il salotto. Una civiltà si evolve dall'agricoltura al paradosso.
Tra questi due estremi si svolge la lotta delle barbarie contro la nevrosi: ne risulta l'instabile equilibrio delle epoche creatrici. Questa lotta sta per concludersi: tutti gli orizzonti si aprono senza che nessuno di essi possa suscitare una curiosità nello stesso tempo stanca e vigile. Tocca quindi all'individuo disingannato svilupparsi nel vuoto, al vampiro intellettuale abbeverarsi al sangue viziato delle civiltà.
Bisogna prendere la storia sul serio o assistervi da spettatori?
Vedervi uno sforzo verso un fine o la festa di una luce che si avviva e impallidisce senza necessità né ragione? La risposta dipende dal nostro grado di illusione sull'uomo, dal nostro desiderio di indovinare in che modo finirà quel misto di valzer e di mattatoio che compone e stimola il suo divenire.