Emil 110






OSCILLAZIONE

Tu cerchi invano il tuo modello fra gli esseri umani: da quelli che si sono spinti più lontano di te non hai mutato altro che l'aspetto compromettente e nocivo: dal saggio, la pigrizia; dal santo, l'incoerenza; dall'esteta, l'asprezza; dal poeta, la spudoratezza - e da tutti, il disaccordo con se stessi, l'equivoco nelle cose quotidiane e l'odio di ciò che vive semplicemente per vivere. Puro, rimpiangi il fango; sordido, il pudore; sognatore, la rudezza. Tu non sarai mai nient'altro che ciò che non sei, e la tristezza di essere ciò che sei. Di quali contrasti fu impregnata la tua sostanza, e quale genio discordante presiedette alla tua relegazione nel mondo? L'accanimento a sminuirti ti ha fatto sposare negli altri la loro brama di rovina: in quel tale musicista, la tale malattia; in quel tale profeta, una certa tara; e nelle donne - poetesse, libertine o sante -, la loro malinconia, la loro linfa alterata, la loro corruzione di carne e di sogno. L'amarezza, principio della tua determinazione, tuo modo di agire e di capire, è il solo punto fisso nella tua oscillazione fra il disgusto del mondo e la pietà di te stesso.

MINACCIA DI SANTITà

Non potendo vivere se non al di qua o al di là della vita, l'uomo è esposto a due tentazioni, l'imbecillità e la santità: sottouomo o superuomo, mai se stesso. Ma, se non soffre per la paura di essere meno di ciò che è, la prospettiva di essere di più lo terrorizza. Votato al dolore, ne teme l'esito: come potrebbe accettare di precipitare in quell'abisso di perfezione che è la santità, e di perdervi il proprio controllo? Scivolare verso l'imbecillità o verso la santità significa lasciarsi trainare al di fuori di sé. Tuttavia non ci si spaventa di quella perdita di coscienza che implica l'avvicinamento all'idiozia, mentre la prospettiva della perfezione è inseparabile dalla vertigine. Proprio in virtù dell'imperfezione siamo superiori a Dio, e proprio il timore di perderla ci fa rifuggire dalla santità! Il terrore di un avvenire in cui non saremmo più disperati, in cui, al termine dei nostri disastri, ne comparirebbe un altro, inauspicato: quello della salvezza; il terrore di diventare santi...
Chi adora le proprie imperfezioni è impaurito dalla trasfigurazione che le sue sofferenze potrebbero preparargli. Scomparire in una luce trascendente... Tanto varrebbe incamminarsi verso l'assoluto delle tenebre, verso i piaceri dell'imbecillità...