Emil 117



Tutte le vie, tutti i metodi della conoscenza sono validi: ragionamento, intuizione, disgusto, entusiasmo, gemito. Una visione del mondo sorretta da concetti non è più legittima di un'altra scaturita dalle lacrime: argomenti o sospiri - forme egualmente probanti ed egualmente nulle. Io costruisco una forma di universo: ci credo, e quello è l'universo - eppure esso si sgretola sotto l'assalto di un'altra certezza o di un altro dubbio.
L'ultimo degli illetterati e Aristotele sono parimenti incofutabili - e fragili. L'assoluto e la caducità caratterizzano l'opera maturata per anni come la poesia sbocciata in un istante. C'è forse più verità nella Fenomenologia dello spirito che nell'Epipsychidion? L'ispirazione folgorante, non meno dell'approfondimento laborioso, presenta risultati definitivi - e irrisori. Oggi preferisco questo scrittore a quello; domani verrà il turno di un'opera che un tempo aborrivo. Le creazioni dello spirito - e i principi che vi presiedono - seguono il destino dei nostri umori, della nostra età, dei nostri entusiasmi e delle nostre delusioni. Mettiamo in discussione tutto ciò che una volta amavamo, e abbiamo sempre ragione e sempre torto, poiché tutto ha valore - e tutto è privo di importanza. Sorrido: un mondo nasce; mi incupisco: esso scompare e un altro si profila. Non ci sono opinioni, sistemi, convinzioni che non siano nello stesso tempo giusti e assurdi, a seconda che vi aderiamo o ce ne distacchiamo.
Non si trova maggior rigore nella filosofia che nella poesia, o nello spirito che nel cuore; il rigore esiste soltanto finché ci si identifica con il principio o la cosa che si affronta o che si subisce; dall'esterno, tutto è arbitrario: ragioni e sentimenti. Ciò che si chiama verità è un errore insufficientemente vissuto, non ancora scalzato, ma che non può tardare a invecchiare, un errore nuovo che attende di compromettere la sua novità. Il sapere fiorisce e appassisce di pari passo con i nostri sentimenti. E se passiamo in rassegna tutte le verità, ciò accade perchè ci siamo esauriti insieme - e non c'è più linfa in noi di quanta non ce ne sia in esse. La Storia è inconcepibile al di fuori di ciò che delude. Così si precisa il desiderio di lasciarci andare alla malinconia, e di morirne...

Il vero sapere si riduce a veglie nelle tenebre: soltanto la quantità delle nostre insonnie ci distingue dagli animali e dai nostri simili. Quale idea ricca o insolita fu mai partorita da un dormiglione? Il vostro sonno è buono? I vostri sogni placidi? Andrete ad accrescere la massa anonima. Il giorno è ostile ai pensieri, il sole li oscura; essi non germinano se non in piena notte...Conclusione del sapere notturno: chiunque pervenga a una conclusione rassicurante su qualsiasi cosa dà prova di idiozia o di falsa carità. Chi mai ha trovato una sola verità gioiosa che avesse valore? Chi ha salvato l'onore dell'intelletto con discorsi diurni? Beato chi può dire a se stesso: "Ho il sapere triste".