Emil 126
MERAVIGLIE DEL VIZIO
Mentre a un pensatore occorre - per dissociarsi dal mondo - il travaglio di un'interrogazione infinita, il privilegio di una tara conferisce immediatamente un destino singolare - offre a chi ne è segnato l'eccellenza di una condizione separata. Osservate l'invertito: ispira due sentimenti contraddittori, disgusto e ammirazione; la sua degradazione lo rende insieme inferiore e superiore agli altri; egli non si accetta, si giustifica davanti a se stesso in ogni momento e si inventa delle ragioni sballottato com'è fra la vergogna e l'orgoglio; e noi intanto - entusiasti delle scempiaggini della procreazione - avanziamo insieme col gregge.
Guai a quelli che non hanno segreti sessuali! Come potremmo riconoscere i vantaggi fetidi delle aberrazioni? Resteremo per sempre progenie della natura, vittime delle sue leggi, insomma alberi umani?
Le carenze dell'individuo determinano il grado di duttilità e di raffinamento di una civiltà. Le sensazioni rare conducono allo spirito e lo ravvivano: l'istinto sviato si situa agli antipodi della barbarie. Ne consegue che un impotente è più complesso di un bruto dai riflessi intatti; che egli realizza meglio di chiunque l'essenza dell'uomo, di questo animale disertore della zoologia, e che si arrichisce di tutte le sue insufficienze, di tutte le sue impossibilità. Sopprimete le tare e i vizi, togliete le pene della carne, e non incontrerete più anime; poiché ciò che si chiama con questo nome è soltanto un prodotto di scandali interiori, una designazione di vergogne misteriose, un'idealizzazione dell'infamia...
Nel fondo della sua ingenuità, il pensatore invidia le possibilità di conoscere aperte a tutto ciò che è contro natura; crede - non senza repulsioni - ai privilegi dei "mostri"... Dato che il vizio è una sofferenza, e la sola forma di celebrità che valga la pena, il vizioso "deve" essere necessariamente più profondo della maggior parte degli uomini, perchè indicibilmente separato da tutti: egli comincia là dove gli altri finiscono.
Un piacere naturale, attinto dall'ovvietà, si annulla in se stesso, si distrugge nei suoi mezzi, spira nella sua attualità, mentre una sensazione insolita è una sensazione pensata, una riflessione nei riflessi. Il vizio raggiunge il più alto grado di coscienza - senza il tramite della filosofia; ma al pensatore occorre tutta una vita per arrivare a quella lucidità affettiva che il pervetito possiede fin dall'inizio. Essi tuttavia si rassomigliano nella loro propensione a sottrarsi agli altri, benché l'uno vi si costringa con la meditazione, mentre l'altro segue semplicemente le meraviglie della sua inclinazione.