Emil 129



DISCIPLINA DELL'ATONIA

Come cera sotto l'azione del sole, di giorno fondo e di notte mi solidifico: alternanza che mi decompone e mi restituisce a me stesso, metamorfosi nell'inerzia e nell'oziosità... A questo doveva approdare tutto ciò che ho letto e appreso, è questo lo scopo delle mie veglie? La pigrizia ha affievolito i miei entusiasmi, rammollito i miei appetiti, snervato le mie rabbie. Chi  non si lascia andare mi sembra un mostro: logoro le mie forze nell'apprendistato dell'abbandono e mi esercito nell'inoperosità, opponendo ai miei capricci i paragrafi di un'Arte di Marcire.
Dappertutto persone che vogliono: mascherata di passi precipitosi verso scopi meschini o misteriosi; volontà che si incrociano; ognuno vuole; la massa vuole; migliaia di persone tese verso non si sa che cosa. Io non sono capace di seguirle, e ancora meno di sfidarle; mi fermo stupefatto: quale prodigio ha ispirato loro tanta alacrità? Mobilità allucinante: in così poca carne tanto vigore e tanta isteria! Questi scalmanati che nessuno scrupolo calma, nessuna saggezza acquieta, nessuna amarezza sconcerta... Sfidano i pericoli con maggior disinvoltura degli eroi: sono inconsapevoli apostoli dell'efficace, santi dell'Immediato... divinità nelle fiere del tempo...
Me ne distolgo, e lascio i marciapiedi del mondo... Eppure vi fu un tempo in cui ammiravo i conquistatori e le api, in cui sono stato lì lì per sperare; ma adesso il movimento mi sgomenta e l'energia mi affligge. C'è più saggezza nel lasciarsi trascinare dai flutti che nel lottare contro di essi. Postumo a me stesso, mi ricordo del Tempo come di una puerilità o di una mancanza di gusto. Senza desideri, senza ore in cui farli fiorire, ho soltanto la certezza di essermi sopravvissuto da sempre, feto roso da un'idiozia onnisciente prima ancora che le sue palpebre si aprissero, e nato morto di chiaroveggenza...