Emil 131



AI FUNERALI DEL DESIDERIO

In ogni cellula si spalanca una caverna infinitesimale... Noi sappiamo dove le malattie si insediano, il loro luogo, la specifica debolezza degli organi; ma questo male senza sede, quest'oppressione sotto il peso di mille oceani, questo desiderio di un veleno malefico in grado ideale...
La volgarità della primavera, le provocazioni del sole, della verzura, della linfa... il mio sangue si disintegra quando le gemme si schiudono, quando l'uccello e il bruto si manifestano...Invidio i pazzi completi, il sonno del ghiro, gli inverni dell'orso, la secchezza del saggio; scambierei con il loro torpore la mia frenesia d'assassino prolisso che sogna crimini al di qua del sangue.
E più di tutti invidio quegli imperatori della decadenza, tetri e crudeli, che venivano pugnalati nel bel mezzo dei loro crimini.
Mi abbandono allo spazio come la lacrima di un cieco. Di chi sono io la volontà, chi vuole in me? Mi piacerebbe che un demone concepisse una cospirazione contro l'uomo: sarei pronto ad associarmi. Stanco di ingarbugliarmi nelle esequie dei miei desideri, avrei finalmente un pretesto ideale, giacché la Noia è il martirio di quelli che non vivono e non muoiono per nessuna fede.  

L'IRREFUTABILE DELUSIONE

Tutto la suffraga, la alimenta e la rafforza; essa corona - sapiente, irrecusabile - avvenimenti, sentimenti, pensieri. Non c'è istante che non la consacri, impulso che non la risollevi, riflessione che non la confermi. Divinità il cui regno non ha confini, più potente della fatalità che la serve e la illustra, legame fra la vita e la morte, essa le riunisce, le confonde, e se ne nutre. Paragonate ai suoi argomenti e alle sue dimostrazioni, le scienze sembrano un cumulo di stravaganze. Niente potrebbe diminuire il fervore dei suoi disgusti: vi sono forse verità, fiorenti in una primavera d'assiomi, che possano sfidare il suo dogmatismo visionario, la sua orgogliosa insania? Non c'è febbre di giovinezza né squilibrio dello spirito che resistano alle sue certezze, e i suoi trionfi sono proclamati all'unisono dalla saggezza e dalla demenza. Dinanzi al suo dominio senza falle, dinanzi alla sua sovranità senza limiti, le nostre ginocchia si piegano: tutto incomincia con l'ignorarla e tutto finisce col sottomettervisi; non c'è un solo atto che non la fugga e non ce n'è uno che non sia riconducibile ad essa. Ultima parola quaggiù, è l'unica che non delude...