Emil 140



FILOSOFIA DELL'ABBIGLIAMENTO

Con quale tenerezza e con quale invidia i miei pensieri si rivolgono ai monaci del deserto e ai cinici! Che abiezione nel disporre del più piccolo oggetto: questo tavolo, questo letto, questi stracci... L'abito si frappone tra noi e il nulla. Osservate il vostro corpo in uno specchio: capirete di essere mortali; passate le dita sulle vostre costole come su un mandolino, e vedrete quanto siete vicini alla tomba. è proprio perchè siamo vestiti che ci illudiamo di essere immortali: come si può morire quando si porta una cravatta? Il cadavere che si abbiglia si misconosce e, immaginando l'eternità, se ne appropria l'illusione. La carne copre lo scheletro, l'abito copre la carne: sotterfugi della natura e dell'uomo, inganni istintivi e convenzionali - un signore non potrebbe essere impastato di fango né di polvere... Dignità, onorabilità, decoro - altrettante fughe dinanzi all'irrimediabile. E quando vi mettete un cappello, chi mai direbbe che avete soggiornato dentro delle viscere o che i vermi s'ingozzeranno del vostro adipe?
... Perciò abbandonerò questi stracci, e, gettando la maschera dei miei giorni, fuggirò il tempo in cui, insieme con tutti gli altri, mi estenuo a tradirmi. In altri tempi, c'erano solitari che si spogliavano di tutto per identificarsi con se stessi: nel deserto o nella strada, godendo parimenti della loro privazione, essi raggiungevano la fortuna suprema: eguagliavano i morti...